lunedì 8 maggio 2017

6 cose che succedono solo a Roma e non a Milano

Amici lettori, ormai più nessuno immagino, ma dai rifatevi vivi, che mi è tornata la voglia di scrivere.
Certo ormai questa piattaforma è obsoleta, ma a me piace così, un po' vintage.

L'altro giorno tornavo a casa dal lavoro, e ho iniziato a pensare le differenze tra Roma e Milano.
Milano l'ho scelta perché è una città dove vivrei, se ci fossero i romani, il sole, Sabaudia vicina e le osterie vere. Purtroppo però non è così.

Si, preparatevi ad una valanga di qualunquismi, ovvietà, e concetti superficiali. D'altronde è impossibile affrontare un tema simile con serietà ed esaustività, no? Quindi dai, abbandoniamoci ai discorsi da 64 linea San Pietro - Termini.

1. Il cielo
Il cielo sopra Roma, quel cielo che abbiamo solo noi. Di solito esplode come una bomba in quei giorni in cui il tempo è sereno variabile, magari ha piovuto 15 minuti nel primo pomeriggio e la sera, verso le 19 si inizia con un indaco che piano piano diventa rosa, poi arancione e poi rosso fuoco.
Ce l'avete presente? 
A Milano sto cielo non ce l'hanno, perché se piove piove e basta. Roma è multitasking.


2. I set dei film
Per girare un film a Milano ci vuole coraggio, giusto Aldo  Giovanni e Giacomo...
A Roma sul Lungotevere, a Trastevere, a Prati, a Testaccio, ovunque trovi set cinematografici. La stagione esplode a Maggio (perché la luce di Maggio è speciale, come dicevo sopra). Quindi non ci sono i parcheggi, il traffico è deviato, ma vuoi mettere che Julia Roberts si fa la cacio e pepe da Alfredo alla scrofa? E tu puoi incontrarla per strada? A Milano al massimo incontri Marchionne che si trova lì di passaggio per firmare il licenziamento di 40.000 operai.

3. Orario elastico/aleatorio
Siamo vicini a Napoli, tanto, troppo. E dai cugini campani abbiamo preso il concetto di orario elastico e lo abbiamo trasformato in orario aleatorio.
Che vi serva per capire che non siamo ritardatari, abbiamo proprio un concetto del tempo non convenzionale. Se ci diamo un orario è a titolo indicativo.
Se ci diamo appuntamento alle 8 significa che ci incontriamo in un orario compreso tra le 8.15 e le 9.15, dipende da dove partiamo perché solitamente se diciamo le 8 intendiamo: "alle8partodacasa".
Raramente riusciamo ad essere puntuali, ma sapete perché?
Semplice, perché non puoi sapere il tempo che impiegherai a raggiungere il luogo dell'appuntamento, quindi dopo anni anni di traffico, mezzi di trasporto che non passano, la convenzione sociale ha voluto che l'orario divenisse indicativo.
Tutto ciò è un problema quanto interagiamo con qualcuno che viva da Viterbo in su. A Milano le 8 vuol dire 7.55 e se alle 7.55 non ti palesi scatta la chiamata, l'SMS o il whatsApp: "Dove sei non ti vedo?", minchia che stress.
Questo vale anche per i ristoranti.

4. Investi il turista
C'è una religione abbastanza comune a Roma, oltre al Vaticano esiste l'odio per il turista.
Hanno asservito la città al kitch e al senso del brutto, al cibo scadente e a negozi di souvenir imbarazzanti. Loro sono il male. Fortunatamente io non li incontro nei posti che frequento, e se me li ritrovo tra i piedi capisco che ho sbagliato qualcosa.
Al di là di tutto il male che hanno portato nella mia città, c'è un gioco divertente a cui almeno una volta vi consiglio di giocare - schiva il turista.
I turisti di solito vengono da città come Amsterdam, Berlino, Copenaghen, Milano, città dove c'è una sorta di rispetto per il pedone, in prossimità delle strisce pedonali gli automobilisti inchiodano per farli passare. Il pedone a Roma è un problema da gestire, se si potessero fare dei tunnel sotterranei per i pedoni la Raggi lo farebbe (li vuole far volare tra i colli sui seggiolini) perché impediscono a SUV, Tmax e Taxi di sfrecciare a 160 all'ora per le strade della città.
Quindi abbiamo due problemi, pedone + turista.
Sulle strisce li vedi che tentennano anche solo a mettere giù il piedino da marciapiede, sudore freddo sulla fronte, si tengono per mano (geni, così vi ammazziamo in gruppo) ed ecco che prendono coraggio dopo 40 minuti di attesa, e provano l'attraversamento... Qui arriva il tuo momento, se lo becchi sulle strisce è sport quello di evitarlo, a Roma i freni si usano solo in casi di emergenza, il pedona si schiva. Noi lo sappiamo, ma loro ogni volta vedono la morte in faccia.
A Milano non ci sono turisti e se ci stanno se so sbagliati.

5. Siamo tutti un po' copy


Non è che puoi esimerti da completare quel cartellone pubblicitario che necessariamente ha bisogno del tuo intervento.

E così trovi spesso idee creative più entusiasmanti di quelle uscite dalle supermega agenzie di Milano.

A Milano guai a toccare il lavoro di San Creativo da Isola.





6. La cicoria, misticanza, broccoletti

A Milano ci sono le "erbette". Mio Dio. Le erbette? Che è? Per andare al bagno?
A Roma abbiamo della famiglia della cicoria, cicorietta di campo, cicorione, puntarelle, cicoria normale. Misticanza dove c'è si la cicoria, ma tante altre verdure sconosciute e non degne di nome, amara come il caffè, ma buona da morì. Abbiamo i broccoletti, gli spinaci, la bieta...

Mi fermo qua, perché se inizio a parlare dei carciofi è finita.


Sia chiaro amo Milano, ogni volta che vado c'è il sole. Amo la metro che funziona, il car sharing ovunque, i cocktail non annacquati, gli stipendi, i negozi, Milano Centrale, Isola, i pranzi al bar, la vita organizzata per lavorare. Ma la mia Roma, imperfetta, sporca, puzzolente, ritardaria, intollerante è un mostro dal fascino unico. Il posto perfetto dove vivere se non devi lavorare, avere figli, avere genitori anziani, eccetera eccetera.



venerdì 6 febbraio 2015

Na spizzatina a Rubio e na birra da Elio

Vi avverto, si tratta di un post, adolescenziale-post-moderno influenzato da del sano realismo.
Se non siete pronti a questo, andate a leggere memorie di una vagina, lei è sicuramente più onesta di me, famosa non saprei, ma onesta di sicuro si.
Allora, tutto ha inizio con lo swing...
Maró che palle co' sto swing, so' d'accordo con voi, ma ormai amici miei, non mi resta molto altro, e purtroppo ve lo sto a dì da un anno, neanche a voi, quindi dateve na mossa e iscrivitevi a un corso.

Dicevo, tutto inizia con lo swing, metti una sera al cinema palazzo, metti che ti fai due zompetti, fregandotene che sei la peggioreinpistatuttitiguardanoepensanoammazzachecagnamaledetta. 
Vabbè se superi questo muro e stai zompettando mentre conti 1234567812345678... a un certo punto ti accorgi di un eccesso di figaggine (attenzione vietato a chi non sopporta gli sproloqui adoloscenziali) è proprio come nei film, tipo che senti del calore venire da un determinato angolo del locale, o una luce illumina quel tipo laggiù che ha anche un'enorme freccia rossa con su scritto "un figo stratosferico è qui".
E bene si, dal bicipite avrei dovuto capire, e infatti ho capito. Era chef Rubio in tutti i suoi 85/90 kili di sdraiabilità. 
Tu lo guardi, lui non ti guarda, tu lo riguardi, lui non ti guarda, tu lo riguardi e poi chiami l'amica tua per commentare i suoi 90 kili e l'amica tua mezza cecata mette pure in dubbio che sia lui. 
Vabbè ma che ve lo dico a fa? 
Ve lo dico!? 
Gli volevo chiedere un selfie, ve lo immaginate?
"Rubio te lo fai un selfie con noi??" Anche con la vocetta da cretine.
Poi Laura fa appello a quel briciolo di dignità he ancora resta affezionata ai nostri ormai oltre 34 anni.
Ma soprattutto penso a Laura e al fatto che questo selfie prima di essere pubblicato sarebbe dovuto:
- passare attraverso 74 filtri di instagram, 
- 14 modifiche luce e colore
- una passatina in retica che non si sa mai
e poi forse, dico forse, mi avrebbe concesso il nulla osta.
Giuro su Dio, che questo processo mi ha distolto 30 volte più velocemente che del rischio pesante figura di merda.


Ed è sempre al cinema Palazzo che Laura si fa servire una birra, poi arriva un'altra nostra amica e se ne fa spillare un'altre, fino a quando questa mia amica (che si chiama Laura ma chiamo amica x non confondere) non le dice:
"Bello fasse servì la birra da Elio Germano?"
È si, si e si e ancora si.

Vale la pena andare al cinema palazzo, ma senza le mie amiche non sarebbe lo stesso. 

mercoledì 1 ottobre 2014

La verità vi dirò sullo swing

Eccomi qua.
Alla fine ho ceduto, complice il fatto che sono tornata single, ho ceduto lo ammetto...
Ho ceduto allo swing, di cui ho già parlato qui.
Che poi non si chiama swing, ma lindy hop, che io chiamo lindy pop, grazie a quella capacità tutta mia a storpiare i nomi.

E' già, l'ho fatto, ho fatto ben 3 e dico 3 lezioni di prova.
E ho scoperto quello che nessuno mai vi dirà sullo swing.

Non sarò troppo esplicita, a causa della mia sincerità ho già rischiato di perdere il parrucchiere, perdere anche un inverno dignitoso a Roma mi sembra davvero rischioso.

Roma è grande, grazie a Dio, ma gira che ti rigira siamo sempre i soliti 4 stronzi, che ci incontriamo e reincontriamo dappertutto, perchè i posti frequentabili sono davvero pochi.

A Roma ci sono circa 3/4 scuole di swing, quella di via Assisi, quella del cinema palazzo, quella della garbatella e un'altra che non si incula nessuno che infatti manco mi ricordo come si chiama.

A una di queste scuole ci vanno le stronze, quindi io non l'ho coperta, benchè dovrebbero farmi la tessera onoraria.
Le altre due sono tra loro, molto differenti, e la cosa bella sapete qual è? Che se non ci stai dentro da fuori ignori tutto un mondo moooolto articolato.

Una è una scuola più easy, i maestri si divertono e vogliono far divertire, in un caos organizzato che sa più di social dance che di scuola di ballo.
L'altra è una vera scuola di ballo, con ballerini, che provano ad insegnare a gente che:
- fondamentalmente vuole solo evitare di passare l'inverno a fare la muffa a casa (ricordate? vi avevo avvertito nell'altro post)
- fondamentalemente (il secondo "fondamentalemente"  è per te Luca) vuole fare incontri sentimentali, neo single depressi, non più neo single ma comunque depressi
- vuole solo andare alle feste e ballare da dio, in modo da non essere ghettizzato dalle stronze che se non balli bene ti schifano (stai serena se stamo solo a divertì)
- caproni (io sono un po' qui, un po' sulla prima e un po' sulla seconda e su quella dopo) che hanno capito che la tendenza è questa e si stanno domandando che ci trovano tutti no' swing ch'annate tutti a ballà
- ragazze gelose di ragazzi neo ballerini, che pare abbiano trovato nello swing il terzo (o quarto) segreto di Fatima, allora piuttosto che stare a casa ad immaginare scene alla dirty dancing con Rocco Siffredi nel cast dicono "mo ce vengo purio a ballà sto swing"

Ed è così, che popolate di varie umanità, di varie esigenze e storie, le scuole di swing si sono riempite e noi ci lanciamo in questi balli con la speranza di un domani migliore...

La grande bellezza

E' si, succede a Roma, oppure succede e basta.
Io sono di Roma ovest, ma spesso mi allungo a Roma sud, l'altra volta ero al parco della caffarella, un posto enorme... molto pasoliniano.
Ecco fermiamoci un secondo ad analizzare questo modo di dire, che a Roma senti spesso, "molto pasolianiano" che è un po' come dire "è uno scenario felliniano"...
Ma che vordì? Io me lo chiedo sempre quando sento queste espressioni, annuisco sempre è sia chiaro, ma dentro di me, mi chiedo, "ma che vordì?".
Bene, ad oggi ancora non lo so, ma sapete a Roma se frequenti quell'ambiente un po' radical non puoi non aver letto tutti i libri di Pasolini o visto tutti i film suoi o di Fellini, non puoi no. Quindi non ti resta che annuire, altrimenti sei out, sei fuori dal branco. Quindi faccio outing e lo dico, io non lo so, e sono certa che in mezzo a voi che vi riempite la bocca di Pasolini e Fellini è pieno di gente come me che non sa di che cazzo stiamo parlando...
Quindi suggerisco di rispondere se vi capita, "in che senso scusa?" e vedere cosa vi risponde il vostro amico intellettualone.
Detto questo, ero al parco della caffarella, in una passeggiata molto romantica all'ombra di un tramonto molto romano e poco autunnale, quando nel silenzio, mentre ammiravo un papà fare delle foto improbabili e la sua bambina imitarlo in tutto con una piccola fotocamera e mentre ero lì ubriaca di romanticismo a pensare che quella fosse la grande bellezza, altro che Sorrentino*, il mio silenzio è stato interrotto da cito testualemente:
"MA VAFFANCULO, ME LO POTEVI DI' PRIMA NO? CHE CE VENIVO DE CORSA, SE 'O SAPEVO CHE CE STAVENO PURE 'E SARCICCE CE VENIVO, VABBE' DAJE STICAZZI" e poi questa vocetta soave emessa da un donnone con due cani al seguito e camminata sciatta-scialla-arrogante rigorosamente in tuta sparisce tra le fratte.

Ed è stato lì, che Pasolini, Fellini e pure Sorrentino so spariti in secondo, e tu Roma mia, cafarda e 'gnorante come solo tu sai essere ti sei dimostrata in tutta la tua Grande Bellezza...

*state pure certi, secondo me a Roma nord già dicono "è molto sorrentiniano"

mercoledì 10 settembre 2014

Che il viaggio abbia inizio

Day 31/7 Viaggio
l'aereo è pieno. le hostess sono sempre così gentili, così curate che mi danno l'idea di vivere una vita finta. Ma soprattutto mangiano cibo finto, quello dell'aereo...
Me le immagino a passare da un albergo all'altro con poche ore d'aria e poco tempo per loro e per il posto dove si trovano. Un modo di viaggiare non fine a se stesso, assurdo. Davanti a me c'è un tizio che ho sentito parlare fluentemente le tre lingue che io balbetto appena, inglese, francese e spagnolo... e ovviamente italiano. sta con la moglie e i due figli, uno dei quali è esagitato, rumoroso e chiaccherone. Certe volte divento intollerante nei confronti della libertà e incontenibilità dei bambini, perchè giustamente, irrevocabili... L'aria è tagliente come sempre e le scritte sono in arabo, anche il comandante parla arabo e ogni volta che sento parlare questa lingua resto come ipnotizzata, mi piace da pazzi!
accanto a me una ragazza asiatica e una suora indiana, che è stata spostata dalla mia parte con maleducazione da un asiatico. 
Il panino era favoloso.
Siamo arrivati a doha, chissà perchè gli aeroporti sono sempre tutti gialli di notte, hanno sempre la stessa luce, e una delle prime cose che mi capita di guardare sono le auto diverse da quelle italiane.


mercoledì 16 luglio 2014

#onthetop

soundtrack

pensavo che i tetti di Roma sono come le tette di Roma. Un posto accogliente dove guardare le cose da un'altra prospettiva.

Non so come sia stare sulle tette di una donna, ma posso immaginarlo.

Mi è capitato di fare un bagno di romanticismo sulle tette di Roma, poche sere fa.

Altezza, Aria, Respira, Silenzio, Ampiezza, Visione, Luci, Lontananza, Vicinanza, Grandezza, Astrazione.

Da lassù tutto cambia, sembra che la Roma fetente, quella sporca, aggressiva e ansiosa sia solo un vago ricordo. Come in un film di fantascienza, dove i protagonisti si trovano in una sorta di bolla di astrazione e fuori impazza un clima apocalittico.

Sei così, bisogna ammirarti da altre prospettive, bisogna cullarsi tra le tue tette, tra le tue natiche, sulla schiena, bisogna trovarti impreparata, di sfuggita in un momento di silenzio in cui ti lasci vivere da fuori.

E la tua influenza magnifica sa esprimersi al meglio, Roma sei bella dall'alto. Perchè mi fai sentire davvero piccola, le tue tette sono uno spettacolo.

Poi da quassù arrivano prima gli uomini della Luna.



Fregene, crederci sempre?

colonna sonora

o crederci per forza?
Succede a Roma, e dove sennò.

Fregene è il litorale romano, quello dei fighetti, stronzetti. Quello dove il mare è marrone, ma marrone da quando avevo 5 anni.

Mi sono sempre rifiutata di andare, sempre. Per principio, perchè in fondo non capisco cosa dovrei andare a fare al mare se non mi faccio il bagno... cioè davvero non lo capisco.

Ma poi ho capito.

Gli stronzi ci stanno, avoja. Gli amici miei pure un po' lo sono in fondo. A Fregene se non hai mezzo braccio tatuato paghi il lettino 7 euro invece di 5. Cioè sei out. la cosa davvero incredibile è che sembra un locale con la selezione all'ingresso...
Le donne: culetti ben fatti, tette a posto, costumini ini ini (calzedonia, tezenis, h&m), a gruppetti di tre o quattro, con copri costumi chicchissimi, tatuaggi, capello perfetto, molte truccate...
La mia prima volta a Fregene, avevo le Bikkerstock... cioè non so se rendo l'idea... Una sacca rimediata, ma soprattutto mi ero portata lui...

Il panino. Con la frittata per essere precisi.

Cazzo ma ero rimasta che era out portarsi la lasagna, non un panino. E invece no, se hai il panino non puoi andare a Fregene. Quindi è mestamente rimasto nella mia borsa (non era neanche per me).
A Fregene ti siedi, ti scoli na boccia de vino, una svongolata e il caffè. Poi so io la cafona cor panino.

Tutto alla modica cifra di 35 euro a testa. Emmecojoni.
A Fregene prendi il lettino, che sei matta che stai sulla sabbia?
Mi sono trovata a sentir dire che a 20 te metti per terra a trenta prendi il lettino, ok, a cinquanta ce vai col cappotto de legno? beh si, se ti fai il bagno in quell'acqua...

Poi fai l'aperitivo al chiosco, un posto demmerda. Tavolacci di plastica e zero cibo.
Però vuoi mette? Stai sullo scolo delle fogne, ed è proprio li che romanticamente, il sole decide di coricarsi con la grazia che l'estate gli regala...

Però a me mi piace, a me mi si dice, basta con queste regole anni 80', abbiamo avuto Berlusconi poi.
Mi piace, perchè è comodo, perchè lo stabilimento è curato, perchè ti puoi fare una passeggiata, perchè puoi fare people listening, people watching, perchè ti fai la doccia, perchè ci stanno i miei amici, e penso che con loro ovunque starei bene.
A Fregè che te devo di? Alla fine c'avevi ragione, non sei poi così male.





martedì 24 giugno 2014

Momenti di trascurabile felicità (in scooter)

Quando ci sono i mondiali e le strade sono vuote e silenziose e pensi "mo lo tiro al massimo" e poi ripensi "ma che stai a di ma ndovai"

Quando fai uno sgarro a un tassista, di qualsiasi tipo per intensità e gravità

Quando mandi a fanculo qualcuno e poi scappi senza girarti consapevole che non ti riprenderà mai

Quando sul muro torto è tutto blocato e le macchine sono disposte bene affinchè tu possa passare nel mezzo liscissimo!

Quando ti togli il casco dopo un lungo tragitto a 40 gradi

Quando diluvia, e le gocce sul parabrezza si aggiungono a quelle della visiera del casco ed è buio, quindi le luci falsano ancora di più la visibilità, e l'acqua inizia a passare anche oltre la cerata... e tu pensi "cazzo i mezzi pubblici non possono essere peggio di tutto questo" poi arriva un tunnel e all'improvviso il silenzio, l'acqua smette di scendere... e allora pensi che ci arrivi a casa...  Ma poi la pioggia riprende più forte di prima

Quando dopo che ti sei fatto i sanpietrini di via nazionale, via quattro novembre e piazza venezia, arrivi su via del plebiscito e all'improvviso la tua testa smette di scuotersi violentemente dentro il casco

Quando la sera d'estate, quasi all'alba, dopo che ti sei alzato da qualche letto in cui non ti andava di restare, fa freschetto, le strade sono vuote e gli unici incontri sono con i camion dell'AMA i bar appena aperti con le luci accese e la città sembra facile e accessibile, a portata di mano...

Quando sei in ritardo, ma sai che grazie allo scooter recupererai l'irrecuperabile.

Quando accanto a te in coda c'è un tipo che ti guarda le gambe e fai l'imbarazzata

La prima volta dell'anno che non metti più il giaccone, i guanti e la sciarpa.

Quando ti ricordi di averlo messo davanti al fioraio, non l'hai legato, perchè tanto so cinque minuti.
Torni e non lo trovi più. E l'ansia quasi ti lacera, poi un minuscolo barlume di lucidità ti fa aprire gli occhi e il terrore di tornare ad essere una cliente Atac cessa per un isante e ti accorgi che a Piazza vittorio ci sono due fiorai identici uno dietro l'altro. Alzi lo sguardo e lo vedi, ancora lì ad aspettarti, fedele come sempre.


domenica 15 giugno 2014

Quelli che la psicologa

Quelli che... diceva Jannacci. (colonna sonora)
Quelle che... fanno le psicologhe, solo perché hanno fatto anni di terapie (a volte intensive) pensano di poter dare risposte tipo: "dipende a che punto del tuo percorso intimo personale sei" o "si tratta di fare un grosso lavoro su te stessa, non puoi pensare di controllare tutto" di fronte alla sete di consigli di un'amica in crisi, assetata di saggezza e di risposte perentorie.
Il problema è quando la tua amica poi vuole approfondire e ti chiede "ma di che percorso intimo stai parlando?" oppure "che intendi per controllo?" ed è lì che improvvisamente mi ricordo di avere una mezza laurea in scienze politiche e che i mille e passa euro spesi in terapie, non equivalgono ad esercitare la professione.
Cazzo se sono credibile però, funziona solo con chi poi non ha il coraggio di dire "ma che stai a di", che per fortuna non sono la maggioranza. 
Ma dipende anche con quale tono pronunci quelle frasi, bisogna essere convinte, assertive, tanto è questo che vuole l'amica tua, un po' di assertività nel casino mentale che sta passando, potresti anche elencarle la formazione della nazionale.
Quelli che... come me datte una regolata, hai studiato diritto internazionale e Freud lo conosci perché parla sempre di sesso, sto fissato.
E per la cronaca, di diritto internazionale non te ricordi na' mazza.

Quelli che... hanno un vero amico psicologo, cioè uno che ha studiato per intenderci.
Quelli che... non capisci perché a 20 anni hanno scelto psicologia.
Quando hai un problema, uno grave però, perché, "oh è un professionista mica che ti puoi giocare un consiglio per cazzate" lui/lei è il tuo uomo, perché ha la risposta giusta. Un po' come l'aiuto da casa. 
Pensi che ne devi parlare con l'amica psicologa...perché... CHIMEGLIODILEIPUO'CONSIGLIARMISUQUESTO.
E quindi il carico di aspettative si spreca. 
Cioè la mia amica psicologa quando mi parla, certe volte me la immagino che fluttua nell'aria a gambe incrociate avvolta da un'aura di luce che con la sua calma e le sue domande prima o poi mi rivelerà la verità assoluta. E io sono lì che attendo assetata di verità assolute, con la bava alla bocca, che anelo la domanda successiva per capire dove vuole arrivare...

Quelli che hanno un partner psicologo. 

Solo che poi ti scontri con la realtà di quelli che... siamo tutti umani.
Questo è per Laura, giuro che la smetto di immaginarti che fluttui nell'aria, per l'aura non garantisco però.

Certo la tua foto invernale tutta imbacuccata aiuta però.








martedì 27 maggio 2014

This is Rome, this is shit

(Colonna sonora per il post)
Lo so è da gennaio che non scrivo, tanto tempo.
Non capisco neanche perché ho questo senso di colpa, come se avessi dei lettori e come se questi aspettassero i miei post... Abbastanza anomalo, dal momento che se raggiungo le 5 visite mese è già tanto. Forse è il senso di colpa verso me stessa.. Dannata educazione cattolica.

In questa nuova vita, improvvisamente rispuntano fuori tutta una serie di interessi e attività che quando hai una vita sentimentale appagante, ho anche solo quando hai una vita sentimentale, sotterri sotto ore di coccole ed effusioni, talvolta anche del sesso.

Eccole le mie coccole a me stessa, uscire, uscire, fare bijoux, scrivere, leggere, andare in giro, stare in compagnia e più o meno tutto qui.

Meglio le coccole o del sano sesso direte voi, sono d'accordo, ma tant'è.

Voi chi poi, non si sa.
Vabbè in una di queste serate sono andata all'evento organizzato da This is Rome che recita il sito, sono "la scena creativa della capitale"... Modestia a parte. Ma vaffanculo.
Sito minimal, un wordpress facilissimo, mi sa che è pure una di quelle grafiche a gratis.
I creativi della capitale.
Come dice Covatta... basta poco che ce vo'... a esse creativi a Roma (ndr).
Prendi un museo inutile eredità di Rutelli e Veltroni (Macro o Maxxi) e affittalo per le feste private...
Almeno qualcuno ci va.
Mettici la silent disco o una mostra fotografica ed ecco l'evento è pronto.
Prendi un'ex industria recuperata e prendi i locali tutti uguali, finto radical-vintage-chic, specializzati in supplì (non nominare il nome di Dio invano, 3 ave Maria) o in pasta alla checca, o in cremini (non algida) e l'evento è fatto.
Prendi migliaia di persone coglione come me che abboccano a tutto, fagli pagare l'ingresso, fagli cambiare i soldi all'ingresso per mangiare e fagli pagare un mezzo bicchiere di vino 4 euro, un supplì (non nominare il nome di Dio invano, 3 ave Maria) 3 euro... 3 euro cazzo, ed ecco la macchina da soldi mascherata da promozione della scena creativa romana, This is Rome.
Patetici, autoreferenziali. Ci saranno stati 15 punti vendita, ma gira che ti rigira tutti in mano ai soli tre stronzi.
Tralascio i commenti sulla fauna di Roma nord, ma anche no, non resisto. La borsa di Vuitton (per inciso ho googlato perché manco so come si scrive) personalizzata con le iniziali, il tipo con capello ingelatinato (aoh la gelatina è vietata per gli uomini tanto quanto le calze color carne per le donne), i palestrati, le tacco 16, le Flavi-Lavi-Ludo che sono un'unica cosa con le loro ballerine écru (googlato). Poi c'eravamo noi, che a parte i pelatoni al seguito (Dio - quello finto, non il supplì, ce ne scampi), tra una fila e uno smadonnamento siamo riuscite a mangiare alla modica cifra di 20 euro:
- 1 supplì (amen)
- 1 piatto di pasta
- 1 mezzo bicchiere di vino
Questo è This is food. Non me ce fregate du vorte.
E se lo dovemo di' in inglese che fa creativo: All the life Peppe alla casetta rossa in Garbatella!!!