mercoledì 14 dicembre 2011

Da professore a studente (Valle Occupato)

Teatro Valle Occupato, martedì e mercoledì sera.
Martedì Danilo Rea, mercoledì Stefano Bollani. Roba seria, al Valle so ammanicati...
La prima volta al Valle da quando è stato occupato, e voglio descrivervi le mie impressioni, cari 4 lettori affezionati.
Il Valle per me è sempre stato il Teatro (con la T maiuscola), programmazione di un certo tipo, pubblico di un certo tipo, magari delle volte ho pensato "che palle sto Checov", ma mai ho pensato che la scelta della programmazione non fosse di qualità, forse la migliore a Roma? Capirai per quel che ci capisco io...
E' solo che ho sempre avuto l'impressione, che fosse un teatro non "affossato" all'interno di certi schemi, quindi potevi assistere a spettacoli di teatro tradizionale, così come qualcosa di più contemporaneo... (detta così sembra che ci capisco qualcosa, no è?)
Il Valle era quello che si può definire un professore universitario, ma non un barone, un professore che ama il suo lavoro, che però nel suo campo è il più competente.
Quei professori che girano per i corridoi con lo stuolo dietro, quelli che appena aprono bocca tutti zitti... Quelli che la gente saluta chiamandoli appunto "Buongiorno Professore" come se non avessero più identità al di fuori del ruolo...
Vabbè ma veniamo a noi, e veniamo a quello che ho provato quando entrando mi sono accorta che il Valle non era più uno spocchioso e autorevole Teatro, ma era tornato ad essere luogo, piazza, ospite, dove sedersi, mangiare, bere, chiaccherare, chidere notizie sull'andamento dell'occupazione, prima di tutto. E poi il luogo-laboratorio dove "vivere" cultura, uno studente insomma, uno di quelli impegnati in politica, un po' smart che sanno sempre tutto, ma non rinunciano ad uscire la sera e a divertirsi.
Non è autorevole, non è perfezionista, e forse neanche particolarmente bravo (non ha uno stipendio da 70.000 e non ha assistenti) ma si applica e ce la mette tutta, perchè ci crede.
Il Valle è includente, sei a tuo agio, perchè non ci sono pretese, se non quelle delle offerte, ma di aria non si vive...
Andate al Valle e sostenete l'occupazione, magari il riccetto che presenta le serate a cui ho assistito, lui si che è un po' spocchioso, e infatti stona, ma per il resto ne valle la pena anche solo per vedere il logo del Valle streetartato!

sabato 10 dicembre 2011

Nomi in coda, momenti di puro godimento

Se fossi una stagista sfigata e non pagata, mi incazzerei.
Se fossi il cane che appare nella penultima scena, sarei furioso.
Se fossi la sarta, penserei che non capite un cavolo.

Ma sono solo una delle tante visitatrici, che ama andare al cinema, spendere 8 euro (e dico 8).

Proprio perchè la spesa é di un certo tipo, scelgo il film con molta cura, capire chi lo distribuisce (per esempio BIM, sacher, ecc), chi lo produce (Lucky Red, Fandango, Cattleya, Mikado e indipendenti) le sale che lo proiettano (accettabili: Eden, 4Fontane, Tibur, Greenwich, ecc) leggo un paio di recensioni su internet e alla fine la scelta é fatta, andrò a vedere quel film. E' davvero una rottura di palle venire al cinema con me, tanto che inizio a pensare che dovrei farlo da sola - ma no, ancora non sono pronta.
Fatto sta che riesco ad andare al cinema, fatto sta che il film che scelgo di solito mi piace.

Cinema Giulio Cesare, non lo frequento mai, tanto che non ricordavo neanche più come fosse un cinema normale.
La fila fuori, le sgomitate (i posti sono numerati, ma che te sgomiti??) e poi entri...
Wow!! Lo sguardo si perde...più di 300 posti!!!Poltrone spaziose e comode, spazio per le gambe, uno schermo E N O R M E...
Ecco perchè costa 8 euro, è un cinema full optional!
Dovrei piantarla di fare la radical cheap del cazzo e godere di tutto ciò più spesso.
Vabbè, io e Roberto vediamo il film, l'ultimo di Allen - sorvoliamo sul fatto che ho dormito per i primi 20 minuti, ma poi mi sono svegliata e il film è carino, si lascia guardare...
C'è una cosa però che non capisco, che non cambia dal cinema, vale per il Warner così come per il Nuovo Sacher.
I titoli di coda, non importa che film o cinema sia, loro ci sono sempre e a differenza della tv non vengono tagliati.
Ricordo ancora, quando alla tenera età di 23 anni, frequentavo un tipo molto (non te prendere è la verità) più grande di me, pseudo intellettuale, "super" conoscitore di cinema (e non solo) e molto molto radical cheap/chic.
In una delle nostre serate di cinema (se non ricordo male la prima - non ne ha fatte passare molte), alla fine del film io abietta 23 enne che non ero altro, che faccio?
Mi alzo... Lui mi guarda interdetto, stupito e infastido, ma soprattutto resta seduto.
Scusa dove vai? Non aspetti i titoli di titoli di coda - e se possibile stai anche zitta (avevo il fastidioso vizietto di commentare il film - che Luca mi ha fatto passare in un paio di sedute cinematografiche).
I titoli di coda?? Ma che cazzo me ne frega a me? Sarà mica serio questo qui... Si, era serio.
Poi, convinta che leggere i titoli facesse parte di uno di quei comportamenti che "noi" radical non possiamo esimerci dal fare, zitta e buona - il tipo mi piaceva parecchio, assolvo i miei doveri di radical.
E invece scopri cose assurde... dove hanno girato quella scena (tu pensavi tutt'altro), come si chiama il cane del protagonista e la sarta (voi mette??), chi ha fornito il catering, le migliaia di persone normali e di stagisti schiavi (cit.) che ci hanno lavorato e dulcis in fundo... la colonna sonora...
E la gente si alza non degna loro neanche di uno sguardo... scappano via indemoniati, smaniosi di uscire e ti passano sopra, davanti, di dietro..
Magari i parenti di chi ha partecipato in varie vesti al film, lo vanno a vedere solo per vedere i nomi di filgi, mariti, mogli, fidanzate, cugine, trombamici, scorrere sul megaschermo (punti di vista al cinema!) con orgoglio.

Alla fine oggi penso che i titoli di coda, sono come la sala relax dopo la sauna, decomprimono - se il film ti è piaciuto, che fretta hai di tornare là fuori alla tua vita reale?
Goditi questi ultimi, musicati, buii momenti di godimento... che magari scopri anche qualcosa di interessante.
Special Thanks to Luca

lunedì 5 dicembre 2011

In vino allegritas (vecchio post censurato - ora sdoganato)

Venerdì sera come tanti altri.
Anzi no venerdì sera che cerchiamo di rendere diverso dagli altri.
Allora la scelta è tra la vita associativa di viaggiatori e la vita associativa di viaggiatori.
Segliamo la prima.
C'è sempre Carlotta di mezzo - si sempre lei... ma non solo.
La serata è piacevole, ma io mi sento sento un po' sotto i riflettori e c'è sempre bisogno di quel mantra, "non stanno guardando tutti a te" che piano piano diventa "non ti si fila nessuno"...
A fumare fuori c'è il target preferito e infatti si chiacchera, si solidarizza per un motivo di comunanza abbastanza frivolo, parola che tornerà.
Su una delle panchine un tipo. Zitto, osserva. Barba, capelli arruffati, zitto osserva e forse ascolta - dopo ne varei avuto la certezza.
Si mangia, si beve, rimedio pure l'offerta di un cocktail, wow, erano anni che non mi capitava, e puntualmente mi chiedo, ma dove cazzo sono stata fino ad ora? Com'è che mi sento così nuova qui a Roma, a Testaccio, in un angolo qualsiasi.
Nuova non sono, ma neo-novella si. Ovvero di nuovo novella, perchè dopo un po' perdi i crediti e devi riconquistarli e accumularli, come all'università ci sono i crediti formativi, qui ci sono i crediti socializzativi...
Torniamo al tipo, chiamato Marcus, ma che di Marcus ha ben poco. Lui osserva e ascolta - ne sono certa, si ricorda dove lavoro e che ho un blog.
Non è necessariamente indice di interesse, ancora lavoro sull'evitare la modalità "o ti piaccio o è inutle che parliamo" bene sarà stato il vino - troppo di sicuro, ma questa modalità non è mai diventata operativa stasera.
Marcus non parla, e allora io come una gatta che sfruguglia una lucertola immobile al sole, ho iniziato a chiedere, fare domande - il livello di vino era sempre troppo alto.
I filtri erano sottili, il coraggio di spessore.
Marcus non mi ha detto che lavoro fa, ma è stato al gioco del quiz, ha provato a chiedermi più volte il nome del bolog ma senza successo.
Alla fine, forse snervato dalla mia conversazione estrogenina, si alza e se ne va.
E io soddisfatta e non risentita, ho superato l'ostacolo, ho attaccato bottone con uno fuori da un "locale".
Ci sono i cani da tartufo, io sono una donna da obiettivo.

Tornando a casa, faccio il mio irrinunciabile gioco del cerca la canzone da cantare a squarciagola e la radio raramente mi delude, ma stasera mi stupisce - Uccidimi dolcemente con questa canzone.
E di canzoni in questi ultimi giorni ne ho "scambiate" parecchie, come le figurine a 10 anni...
http://www.youtube.com/watch?v=7YAEWrnOtrY

Problem solving ovvero romanità

Roma, quartiere aurelio.
Sabato pomeriggio, pioggia, è già buio.
Tre amici in macchina, anche euforici, perchè uno di loro ha una lampadina in testa invece dei capelli.
L'auto non parte.
Si dia il caso che il genere nell'auto fosse così assortito, io (la lampadina, anche detta Irina Scassalcazaia) Donna, la mia amica Carlotta, e il mio amico Smo (etimologia del soprannome rimandato per ora).
Bene, l'auto è di Smo, anni 31, medico - quindi insomma vorrei che capiste, mica l'ultimo dei coglioni.
Tutti pronti come 15enni a partire per le vie dello shopping - che sono sempre infinite, e l'auto non parte, batteria scarica.
Ora, che ti aspetti da un uomo?
Beh io mi aspetto questo esattamente: (solo perchè l'ho visto fare altre volte)
1. che abbia (o faccia finta) di avere la situazione sotto controllo
2. che scenda con molta calma dall'auto e le giri intorno, come se a guardarla servisse a risolvere il problema
3. a un certo punto si accorge che ci sei anche tu, ti guarda - a te donna, e mentre pensa "questa mo fa solo casini", inizia lentamente a spiegarti come mettere la seconda, come devi lasciare la frizione e dare gas appena la macchina parte - e mi raccomando che lui sta dietro a spingere...
4. lo rispiega almeno altre 5 volte - forse 6, dipende da quanto riesci a trattenere lo sguardo "ma guarda sto stronzo, pensa che so cretina"
5. quindi si mette dietro l'auto, spinge, l'auto riparte e la scena si ripeterà tra pochi giorni perchè lui non avrà ancora cambiato la batteria. in fondo, ma neanche troppo, gli piace questo giochetto, si sente maschio - lui risolve problemi.
Vabbè, Smo si gira verso di me e mi guarda, come a dire " e mo?????" Tempo che io potessi dire qualcosa aveva già il telefono in mano.
"Chiamo Luca."
Chi è Luca? Luca è il fratellino di Smo, quello piccolo, più piccolo di tre anni.
Luca, ovviamente dopo aver appurato che si trattava della batteria, gli comunica gentilmente che aveva altro da fare.
Smo nel panico, "io devo partire per Firenze domani, oddio come faccio..."
Da brava gufo femmina scassacazzi e interessata all'acquisto del tronchetto che si abbinasse al mio nuovo taglio di capelli, io dicevo solo "Smo è sabato, è tutto chiuso, molliamola qua poi si vede..."
No.
Il problema andava risolto.
Non si sa bene da chi.
A un certo punto si ricorda di una stazione Agip su via delle medaglie d'oro, ci andiamo.
E lì inspiegabilmente troviamo persone disponibili, vi rendete conto? persone disponibili ad aiutarti di sabato pomeriggio a Roma con la pioggia...
Manuel (forse Boliviano) viene con noi in auto a far ripartire la macchina di Smo, ci racconta di quando ha fatto il botto sulla braccianense per un colpo di sonno.
Manuel mette in moto l'auto.
Manuel cambia la batteria.
Sabato pomeriggio, piove. E noi abbiamo trovato qualcuno disposto a risolvere un problema.
Manuel entra a pieno titolo nella lista regali di Natale, e questa città non smetterà di essere benevola e spietata, nello stesso momento con la stessa intensità.