martedì 17 aprile 2012

Chi è Vittorio?


(colonna sonora per il post qui)



fermata Vittorio.
scendo, sono in anticipo di ben 40 minuti.
Decido di esplorare la piazza.
Non so perchè, ma Piazza Vittorio mi mette una certa soggezione, non mi sento proprio a mio agio, come se fosse terra sconosciuta...straniera.
Mica sarà davvero per la forte "utenza" straniera? Mai avuto di questi pensieri, perchè dovrei iniziare oggi?
Allora decido di usare questi 40 minuti per fare un po' di reciproca conoscenza, annuso le strade, e si il curry predomina - e non ci sono molte alternative, il curry è un mix di spezie totalitario, se c'è lui le altre non possono esprimersi.
Sotto dittatura del curry, passo ad osservare i negozi di abbigliamento e di bijoux cinesi.
I negozi sono tutti uguali, stessi pannelli bianchi alle pareti, niente personalizzazione, niente che attiri particolarmente lo sguardo - a parte la merce esposta...ma pure quella.
I negozi sono tutti vuoti, ne ho passati almeno 20 in rassegna.
Allora mi ritornano in mente quelle leggende metropolitane che giravano a Roma alla fine degli anni 80 inizio dei 90.
Si diceva, che se entri in uno di quei negozi i cinesi ti rapiscono e ti spediscono in Cina, dove ti fanno a pezzi e si vendono gli organi - la regola pertanto era: mai entrare in uno di quei negozi.
Ovviamente ci credevo, ovviamente non frequentavo quella zona, a dire il vero non la frequento neanche adesso.
Non ho mai capito se quei negozi vendono al dettaglio o all'ingrosso.
E anche questa volta, il coraggio di entrare e chiedere, m'è mancato.
All'improvviso però, tutti quei volti, quell'odore, i cartellini scritti in altre lingue, le affissioni sui muri e le scritte, in arabo, cinese...indiano, tutta quella confusione mi ha messo a mio agio.
Qui Roma è europea, è l'unico quartiere dove veramente ti senti in europa.
L'unico quartiere che puoi trovare a Madrid, Barcellona, Berlino, Parigi... ed è stato allora che dalla soggezione siamo passati alla curiosità.
Chi è Vittorio?
Da approfondire...

Autoanalisi

è bastata la decisione di andare a vivere insieme alla persona con cui sono sentimentalmente legata per mettere in sospeso tutte le attività che amo.
Io non sono una donna relazionalmente multitasking.
Se mi innamoro non esiste altro.
Solo che a 31 anni il tempo che intercorre tra l'accorgersi dell'innamoramento e sentirsi abbandonata da tutti - quando sei tu la stronza che ha ignorato tutti per mesi - si è notevolmente accorciato.
Ci attestiamo sui tre mesi, anche se ad oggi devo dire che ho ancora qualche difficoltà a gestire tutte le relazioni amicali con quella sentimentale...
Oh sia ben inteso, tra la prima fase e l'ultima c'è il mondo dell'amore, sesso di qualità anche se in quantità, vino, cene, chiacchere, insomma tutto quello per cui sei molto bendisposta a ignorare il mondo intero, te ne strafotti di quello che fanno o non fanno gli amici tuoi.
Qui non posso che avvalermi delle parole del mio amico Malinconico:
L'amore, se posso dire come la penso, è una malattia della dignità. Agisce per picchi e inabissamenti. Compra e vende. La riconosci subito. Ha dei sintomi, - come dire, sintomi che non ti sbagli.
Intanto ti fa sentire un eletto. Ti manda in giro a osservare la gente per compatirla. Sotto sotto, lascia passare l'idea che non siamo tutti uguali. Non è vero che quando sei innammorato il mondo ti sembra più bello, è solo che lo guardi dall'alto in basso.
(...)
In altre parole, quando ti innamori diventi un qualunquista di merda. Peggio, un cafone arricchito, che appena fa un po' di soldi copre di apprezzare le cose che schifava quando non se le poteva permettere (...).
Questo tipo di coglionaggine, che coniuga rigurgito qualunquista e anelito metafisico, oltre a compromettere reputazioni faticosamente costruite e interrompere amicizie ventennali, può avere ricadute molto serie in circostanze di elezioni politiche, per cui bisogna preoccuparsi del voto degli innamorati.

Poi c'è la malinconia cosmica, ma ne parliamo un'altra volta.