mercoledì 14 dicembre 2011

Da professore a studente (Valle Occupato)

Teatro Valle Occupato, martedì e mercoledì sera.
Martedì Danilo Rea, mercoledì Stefano Bollani. Roba seria, al Valle so ammanicati...
La prima volta al Valle da quando è stato occupato, e voglio descrivervi le mie impressioni, cari 4 lettori affezionati.
Il Valle per me è sempre stato il Teatro (con la T maiuscola), programmazione di un certo tipo, pubblico di un certo tipo, magari delle volte ho pensato "che palle sto Checov", ma mai ho pensato che la scelta della programmazione non fosse di qualità, forse la migliore a Roma? Capirai per quel che ci capisco io...
E' solo che ho sempre avuto l'impressione, che fosse un teatro non "affossato" all'interno di certi schemi, quindi potevi assistere a spettacoli di teatro tradizionale, così come qualcosa di più contemporaneo... (detta così sembra che ci capisco qualcosa, no è?)
Il Valle era quello che si può definire un professore universitario, ma non un barone, un professore che ama il suo lavoro, che però nel suo campo è il più competente.
Quei professori che girano per i corridoi con lo stuolo dietro, quelli che appena aprono bocca tutti zitti... Quelli che la gente saluta chiamandoli appunto "Buongiorno Professore" come se non avessero più identità al di fuori del ruolo...
Vabbè ma veniamo a noi, e veniamo a quello che ho provato quando entrando mi sono accorta che il Valle non era più uno spocchioso e autorevole Teatro, ma era tornato ad essere luogo, piazza, ospite, dove sedersi, mangiare, bere, chiaccherare, chidere notizie sull'andamento dell'occupazione, prima di tutto. E poi il luogo-laboratorio dove "vivere" cultura, uno studente insomma, uno di quelli impegnati in politica, un po' smart che sanno sempre tutto, ma non rinunciano ad uscire la sera e a divertirsi.
Non è autorevole, non è perfezionista, e forse neanche particolarmente bravo (non ha uno stipendio da 70.000 e non ha assistenti) ma si applica e ce la mette tutta, perchè ci crede.
Il Valle è includente, sei a tuo agio, perchè non ci sono pretese, se non quelle delle offerte, ma di aria non si vive...
Andate al Valle e sostenete l'occupazione, magari il riccetto che presenta le serate a cui ho assistito, lui si che è un po' spocchioso, e infatti stona, ma per il resto ne valle la pena anche solo per vedere il logo del Valle streetartato!

sabato 10 dicembre 2011

Nomi in coda, momenti di puro godimento

Se fossi una stagista sfigata e non pagata, mi incazzerei.
Se fossi il cane che appare nella penultima scena, sarei furioso.
Se fossi la sarta, penserei che non capite un cavolo.

Ma sono solo una delle tante visitatrici, che ama andare al cinema, spendere 8 euro (e dico 8).

Proprio perchè la spesa é di un certo tipo, scelgo il film con molta cura, capire chi lo distribuisce (per esempio BIM, sacher, ecc), chi lo produce (Lucky Red, Fandango, Cattleya, Mikado e indipendenti) le sale che lo proiettano (accettabili: Eden, 4Fontane, Tibur, Greenwich, ecc) leggo un paio di recensioni su internet e alla fine la scelta é fatta, andrò a vedere quel film. E' davvero una rottura di palle venire al cinema con me, tanto che inizio a pensare che dovrei farlo da sola - ma no, ancora non sono pronta.
Fatto sta che riesco ad andare al cinema, fatto sta che il film che scelgo di solito mi piace.

Cinema Giulio Cesare, non lo frequento mai, tanto che non ricordavo neanche più come fosse un cinema normale.
La fila fuori, le sgomitate (i posti sono numerati, ma che te sgomiti??) e poi entri...
Wow!! Lo sguardo si perde...più di 300 posti!!!Poltrone spaziose e comode, spazio per le gambe, uno schermo E N O R M E...
Ecco perchè costa 8 euro, è un cinema full optional!
Dovrei piantarla di fare la radical cheap del cazzo e godere di tutto ciò più spesso.
Vabbè, io e Roberto vediamo il film, l'ultimo di Allen - sorvoliamo sul fatto che ho dormito per i primi 20 minuti, ma poi mi sono svegliata e il film è carino, si lascia guardare...
C'è una cosa però che non capisco, che non cambia dal cinema, vale per il Warner così come per il Nuovo Sacher.
I titoli di coda, non importa che film o cinema sia, loro ci sono sempre e a differenza della tv non vengono tagliati.
Ricordo ancora, quando alla tenera età di 23 anni, frequentavo un tipo molto (non te prendere è la verità) più grande di me, pseudo intellettuale, "super" conoscitore di cinema (e non solo) e molto molto radical cheap/chic.
In una delle nostre serate di cinema (se non ricordo male la prima - non ne ha fatte passare molte), alla fine del film io abietta 23 enne che non ero altro, che faccio?
Mi alzo... Lui mi guarda interdetto, stupito e infastido, ma soprattutto resta seduto.
Scusa dove vai? Non aspetti i titoli di titoli di coda - e se possibile stai anche zitta (avevo il fastidioso vizietto di commentare il film - che Luca mi ha fatto passare in un paio di sedute cinematografiche).
I titoli di coda?? Ma che cazzo me ne frega a me? Sarà mica serio questo qui... Si, era serio.
Poi, convinta che leggere i titoli facesse parte di uno di quei comportamenti che "noi" radical non possiamo esimerci dal fare, zitta e buona - il tipo mi piaceva parecchio, assolvo i miei doveri di radical.
E invece scopri cose assurde... dove hanno girato quella scena (tu pensavi tutt'altro), come si chiama il cane del protagonista e la sarta (voi mette??), chi ha fornito il catering, le migliaia di persone normali e di stagisti schiavi (cit.) che ci hanno lavorato e dulcis in fundo... la colonna sonora...
E la gente si alza non degna loro neanche di uno sguardo... scappano via indemoniati, smaniosi di uscire e ti passano sopra, davanti, di dietro..
Magari i parenti di chi ha partecipato in varie vesti al film, lo vanno a vedere solo per vedere i nomi di filgi, mariti, mogli, fidanzate, cugine, trombamici, scorrere sul megaschermo (punti di vista al cinema!) con orgoglio.

Alla fine oggi penso che i titoli di coda, sono come la sala relax dopo la sauna, decomprimono - se il film ti è piaciuto, che fretta hai di tornare là fuori alla tua vita reale?
Goditi questi ultimi, musicati, buii momenti di godimento... che magari scopri anche qualcosa di interessante.
Special Thanks to Luca

lunedì 5 dicembre 2011

In vino allegritas (vecchio post censurato - ora sdoganato)

Venerdì sera come tanti altri.
Anzi no venerdì sera che cerchiamo di rendere diverso dagli altri.
Allora la scelta è tra la vita associativa di viaggiatori e la vita associativa di viaggiatori.
Segliamo la prima.
C'è sempre Carlotta di mezzo - si sempre lei... ma non solo.
La serata è piacevole, ma io mi sento sento un po' sotto i riflettori e c'è sempre bisogno di quel mantra, "non stanno guardando tutti a te" che piano piano diventa "non ti si fila nessuno"...
A fumare fuori c'è il target preferito e infatti si chiacchera, si solidarizza per un motivo di comunanza abbastanza frivolo, parola che tornerà.
Su una delle panchine un tipo. Zitto, osserva. Barba, capelli arruffati, zitto osserva e forse ascolta - dopo ne varei avuto la certezza.
Si mangia, si beve, rimedio pure l'offerta di un cocktail, wow, erano anni che non mi capitava, e puntualmente mi chiedo, ma dove cazzo sono stata fino ad ora? Com'è che mi sento così nuova qui a Roma, a Testaccio, in un angolo qualsiasi.
Nuova non sono, ma neo-novella si. Ovvero di nuovo novella, perchè dopo un po' perdi i crediti e devi riconquistarli e accumularli, come all'università ci sono i crediti formativi, qui ci sono i crediti socializzativi...
Torniamo al tipo, chiamato Marcus, ma che di Marcus ha ben poco. Lui osserva e ascolta - ne sono certa, si ricorda dove lavoro e che ho un blog.
Non è necessariamente indice di interesse, ancora lavoro sull'evitare la modalità "o ti piaccio o è inutle che parliamo" bene sarà stato il vino - troppo di sicuro, ma questa modalità non è mai diventata operativa stasera.
Marcus non parla, e allora io come una gatta che sfruguglia una lucertola immobile al sole, ho iniziato a chiedere, fare domande - il livello di vino era sempre troppo alto.
I filtri erano sottili, il coraggio di spessore.
Marcus non mi ha detto che lavoro fa, ma è stato al gioco del quiz, ha provato a chiedermi più volte il nome del bolog ma senza successo.
Alla fine, forse snervato dalla mia conversazione estrogenina, si alza e se ne va.
E io soddisfatta e non risentita, ho superato l'ostacolo, ho attaccato bottone con uno fuori da un "locale".
Ci sono i cani da tartufo, io sono una donna da obiettivo.

Tornando a casa, faccio il mio irrinunciabile gioco del cerca la canzone da cantare a squarciagola e la radio raramente mi delude, ma stasera mi stupisce - Uccidimi dolcemente con questa canzone.
E di canzoni in questi ultimi giorni ne ho "scambiate" parecchie, come le figurine a 10 anni...
http://www.youtube.com/watch?v=7YAEWrnOtrY

Problem solving ovvero romanità

Roma, quartiere aurelio.
Sabato pomeriggio, pioggia, è già buio.
Tre amici in macchina, anche euforici, perchè uno di loro ha una lampadina in testa invece dei capelli.
L'auto non parte.
Si dia il caso che il genere nell'auto fosse così assortito, io (la lampadina, anche detta Irina Scassalcazaia) Donna, la mia amica Carlotta, e il mio amico Smo (etimologia del soprannome rimandato per ora).
Bene, l'auto è di Smo, anni 31, medico - quindi insomma vorrei che capiste, mica l'ultimo dei coglioni.
Tutti pronti come 15enni a partire per le vie dello shopping - che sono sempre infinite, e l'auto non parte, batteria scarica.
Ora, che ti aspetti da un uomo?
Beh io mi aspetto questo esattamente: (solo perchè l'ho visto fare altre volte)
1. che abbia (o faccia finta) di avere la situazione sotto controllo
2. che scenda con molta calma dall'auto e le giri intorno, come se a guardarla servisse a risolvere il problema
3. a un certo punto si accorge che ci sei anche tu, ti guarda - a te donna, e mentre pensa "questa mo fa solo casini", inizia lentamente a spiegarti come mettere la seconda, come devi lasciare la frizione e dare gas appena la macchina parte - e mi raccomando che lui sta dietro a spingere...
4. lo rispiega almeno altre 5 volte - forse 6, dipende da quanto riesci a trattenere lo sguardo "ma guarda sto stronzo, pensa che so cretina"
5. quindi si mette dietro l'auto, spinge, l'auto riparte e la scena si ripeterà tra pochi giorni perchè lui non avrà ancora cambiato la batteria. in fondo, ma neanche troppo, gli piace questo giochetto, si sente maschio - lui risolve problemi.
Vabbè, Smo si gira verso di me e mi guarda, come a dire " e mo?????" Tempo che io potessi dire qualcosa aveva già il telefono in mano.
"Chiamo Luca."
Chi è Luca? Luca è il fratellino di Smo, quello piccolo, più piccolo di tre anni.
Luca, ovviamente dopo aver appurato che si trattava della batteria, gli comunica gentilmente che aveva altro da fare.
Smo nel panico, "io devo partire per Firenze domani, oddio come faccio..."
Da brava gufo femmina scassacazzi e interessata all'acquisto del tronchetto che si abbinasse al mio nuovo taglio di capelli, io dicevo solo "Smo è sabato, è tutto chiuso, molliamola qua poi si vede..."
No.
Il problema andava risolto.
Non si sa bene da chi.
A un certo punto si ricorda di una stazione Agip su via delle medaglie d'oro, ci andiamo.
E lì inspiegabilmente troviamo persone disponibili, vi rendete conto? persone disponibili ad aiutarti di sabato pomeriggio a Roma con la pioggia...
Manuel (forse Boliviano) viene con noi in auto a far ripartire la macchina di Smo, ci racconta di quando ha fatto il botto sulla braccianense per un colpo di sonno.
Manuel mette in moto l'auto.
Manuel cambia la batteria.
Sabato pomeriggio, piove. E noi abbiamo trovato qualcuno disposto a risolvere un problema.
Manuel entra a pieno titolo nella lista regali di Natale, e questa città non smetterà di essere benevola e spietata, nello stesso momento con la stessa intensità.

domenica 27 novembre 2011

Insostenibile solitudine dell'Erotica

Roma, come sempre.
Largo Argentina, Feltrinelli, poltrona di pelle nera, sezione Letteratura, angolo in fondo a destra.
E' lì, che per la seconda volta in 15 anni, trovo la mia postazione. Incredibile, succederà qualcosa di strano? O sono così sfigata che entro a pieno titolo nella cerchia "a te una poltrona non si nega mai?". Per inciso, mister direttore della Feltrinelli a largo Argentina, io preferisco le scale che portano alla sezione "boh-sconociuta-non ce so mai salita" dalla sezione psicologia, chiaro no?
Quella postazione però ha una particolarità, che la rende unica, che dovrebbero farti pagare per stare lì anche solo un quarto d'ora, io ci sto da almeno 45 minuti.
Da questa postazione hai accesso oculare alla sezione Erotica. Avete la vaga idea di cosa sto parlando?
La sezione Erotica, anche nota come area 51.
E' quella zona della libreria, dove - non si capisce bene perchè, le persone rimangono a distanza.
Le vedi che girano e girano e girano intorno alla area 51, concedono sguardi mandrillo-fugaci, si fermano - ma a debita distanza.
E' proprio così, la sezione Erotica si osserva da lontano - tanto che mi chiedo se riescono a leggere i titoli...o guardano solo le copertine? Mica che c'è un galateo ad hoc, di cui non sono stata informata?
Sempre ad opportuna distanza, qualcuno riesce a trovare il coraggio di fermarsi - dai 30 secondi ai tre minuti, non di più, orologio alla mano.
Mentre sono lì che leggono i titoli (GUAI A PRENDERNE UNO IN MANOOOOO!), tengono stretto tra le braccia un altro libro, come a dire, in realtà leggo altro.
Sono lì e l'imbarazzo si impossessa del loro non verbale e i sintomi sono chiari, si toccano i capelli, le orecchie, si guardano intorno sospettosi - sono sempre nell'area 51, se li beccano so cazzi.
Quindi dopo questo rapido sguardo - inutile, scappano via, col senso di colpa, gente non si diventa ciechi a leggere letteratura Erotica!
Arriva una coppia, lei sparata, lui le sta dietro titubante.
Lei prende un libro, lui muore di imbarazzo.
Lei apre il libro, inizia a leggere e ad ammiccare, lui vorrebbe evaporare...si guarda intorno, il corpo proteso verso la via d'uscita. Nente da fare, lei vuole leggere il libro.
Alla fine le pressioni di lui, faranno demordere lei.
La sezione Erotica è sola. Trascurata, nessuno di prende cura di lei. Vi dico che la sezione Quiz in confronto, gode di ottima compagnia.
La sezione Erotica ha bisogno di noi, ma soprattutto noi, abbiamo bisogno di lei.


p.s. la prossima volta che capitate in libreria fateci un salto, attenti a controllare che non ci sia una matta che osserva con un taccuino in mano che scrive.

domenica 20 novembre 2011

Dimmi che pigiama porti, ti dirò chi sei.

Roma, metro A fino a Flaminio, linea 2 per 4 fermate, in un attimo sei al flaminio, il quartiere, non lo stadio.
Un quartiere che la domenica si sveglia lentamente - considerando che non si sveglia mai del tutto.
Un quartiere, che la sera prima non è stato violentato dalla movida romana.
Non è come San Lorenzo, Pigneto, Testaccio.
San Lorenzo per dormire indossa una ex-tuta, niente di formale, una cosa messa su alla bella e buona, una cosa che metti su quando torni a casa vergognosamente tardi, con tanto alcol nel sangue e forse pure qualche cannetta... quando hai un po' freddo e sai già che passerai tutta - o parte della domenica, a letto.
San Lorenzo fa colazione con una tazzona di latte e pan di stelle, un po' per disintossicarsi dalla sera prima, un po' per ritrovare il calore dell'infanzia.
Il Pigneto va a dormire vestito - se è single, non c'è tempo e modo di spogliarsi, veramente troppo vino, troppo fumo e chissà cos'altro...
Se il Pigneto non è dasolo, dopo una sessione dovuta di sesso, dorme nudo.
Verso l'una, tutti e due si svegliano e la colazione è gustosa: cappuccino e cornetto da Necci, magari non trovano posto a sedere, ma è uguale, perchè magari c'è il sole...
Testaccio prima di andare a letto, va a fare colazione, cappuccio e cornetto pure lui, ma al baretto scrauso che resta aperto fino alle 5. Testaccio indossa un piagiamino-ino-ino, qualcosa di Yamamay o Intimissimi, carino ma niente di qualità o particolarmente di gusto.
Flaminio, (così come Prati) la notte prima non ha fatto baldoria, al massimo un concerto all'Auditorium, un teatro oppure una cenetta nei localini super radical che punteggiano il quartiere.
Flaminio va a dormire con una camicia da notte di Frette, fa colazione con il tè, perchè il latte non lo digerisce, Flaminio stamattina non vuole alzarsi, sonnecchia e temporeggia nel letto, ma non senza sensi di colpa.

giovedì 17 novembre 2011

De scioperibus non disputandum est

A Roma succede una cosa.
Succede che il romano non accetta lo sciopero, la prende come un affronto personale.
Il romano (generalizzo di proposito) trova difficile leggere un giornale, apprendere che per il giorno dopo ci sarà sciopero e organizzarsi di conseguenza.
Si tratta di mettere la sveglia mezz'ora prima, è davvero così difficile???
Evidentemente si, è più facile passare la giornata nel panico, e li vedi che vagano per la città chiedendosi qual è l'orario garantito, quando inizia, quando finisce, ma è mai possibile che c'è uno sciopero ogni mese?? E via così con un copione di una banalità disarmante.
E' possibile che ci sia uno sciopero ogni mese, perchè evidentemente rendervi la vita impossibile, non è abbastanza per ottenere un rinnovo di contratto.
Ma a voi che ne frega del rinnovo di contratto, siete (siamo) così esasperati dal sopravvivere indenni tra i trasporti pubblici, stare in auto le ore, la metro che non passa, il treno che ritarda, il 64 che è pieno e non si sale, che i MOTIVI di uno sciopero non sono importanti.
Siete (siamo) insopportabilmente arroganti e ignoranti, ci meritiamo il dramma che viviamo ogni santo giorno che Alemanno manda in terra.

venerdì 11 novembre 2011

Per indossare il VUOTO

ci vuole una certa classe e a me viene benissimo, modestamente.

"Tutti retrocediamo per la paura di andare a sbattere con il naso contro qualcosa di spiacevole. Sul naso quale limite del mondo, ecco un tema. Lo sa, no, come si insegna a un gatto a non sporcare nelle stanze? Tecnica dello sfregamento opportuno. Lo sa, no, come si insegna a un maiale a non mangiarsi il tartufo?Una botta sul naso, terribile. "

Sul naso come limite del mondo? Non saprei, non generalizzerei...
I pugili sanno che si romperanno il naso, eppure...
Parlo per me ed è già tanto e forse è il caso che la smetta con tutti questi puntini di sospensione, certo certe volte scappano proprio però. Ma non c'è niente di sospeso, non generalizzeri punto, i pugili il naso se lo fanno rompere - punto.

Al Ghione c'è Amedeo Minghi, che replica.
Succede anche questo a Roma.


citazione da Il Gioco del mondo (Rayuela) - Julio Cortazar

lunedì 7 novembre 2011

Mazurka Klandestina Repubblicana

Succede a Roma, oppure succede e basta.
Succede che arrivi a piazza della Repubblica dalla Magliana, dopo un'ora di traffico, dopo che hai visto sul lungotevere smerdomobili colme di adolescenti ormone-dotati, Smart con bionda full optional, Mini con parioli dell'utlima generazione camicia collo alzato - capello lungo con riporto, e poi auto varie piene di coppie silenziose, di ragazzi che ballano, di ragazze che spizzano l'auto dei ragazzi che ballano, di gay, di famiglie...tutti allegramente sul lungotevere il sabato sera.
Arrivi a Piazza della Repubblica, quella abbastanza anonima, fredda, dispersiva, che non si lascia vivere, così piena di auto e autobus...
Sotto il portico sulla destra gente, gente che balla???
Si, in cerchio, per mano, dalle 50 alle 60 persone, che ballano, strani balli di gruppo, accompagnati da musiche celtiche - musica RIGOROSAMENTE dal vivo.
Chiedo cos'è, "è la mazurka klandestina, col passaparola ci riuniamo in un posto e balliamo tutta la notte..."
Mi butto nel mezzo e l'energia la senti, in un attimo sono trascinata in un circolo, alzo le gambe, accenno passi, tutto gira, più veloce, oddio casco...
Dal freddo umido passo al caldo umido - di nuovo semplicità, spontaneità.
Niente oddio che figura di merda se non so i passi...che bella Roma certe sere.
E' la mazurka clandestina.
Succede a Roma oppure succede e basta.

Racconti del terrore - Magliana Mon aMour

Stasera cena vegana, con amica vegana (ma non solo) e discorsi rigorosamente vegani.
Mi viene voglia di abbacchio allo scottadito, ma questo resti tra noi.
La cena è allo CSOA Macchia Rossa, centro sociale alla Magliana, organizzata però da Vegan Riot.
Direi ottimo, 10 euro per antipasti (3 tipi), 2 primi, 1 secondo e un dolce - tutto buono, tranne lo spezzatino di cingomma - come dice Robi, che sarebbe di soia, come dargli torto? Io no, provatelo, se sopravvivete fatemi sapere...
Cena intima, nonostante la presenza di almeno 30 sconosciuti, questo accade solo quando c'è l'informalità. Tutto è diretto, semplice, intimo.
E la Peroni grande a 2 euro ne vogliamo parlare? No, infatti c'è poco da dire - all'Open Baladin, localino tirato a lucido da torinesi stinfietti che si atteggiano a birrai, un bicchiere di ottima birra fatta con liquirizia, cavolo nero, farro e aromatizzata al formaggio di fossa, la paghi 5 euro... Dalla nazista della Lapsutinna anche 6 euro per una blanche...
Per carità paghi la qualità, vuoi mettere una Baladin con una Peroni? Si, voglio mettere, perchè la birra è un fatto sociale, nella birra scorre fluida la chiacchera e se me ne voglio bere 3 allo CSOA spendo 6 dalle altre parti 18...c'è una bella differenza, no?
Vabbè la smetto con questa pippa sulla birra, si parlava d'altro.
Si parlava della Magliana, perchè uscendo dallo CSOA, accaldati e coccolati dalla cena politicamente corretta, la mia amica chiede al mio amico, "ma la magliana è tranquilla?" e il mio amico "Si avoglia, ci ho vissuto 3 anni, si sta benissimo".
Illusioni, illusioni o convinzioni, o forse solo sfortunate coincidenze.
Dopo poco a terra un uomo, sulla 50 ina straniero, immobile, con un casco in mano.
Ovviamente mi fermo, ci avviciniamo, cerchiamo di capire se respira, si è vivo.
Chiamo l'ambulanza e espletiamo le pratiche consone a dei bravi cittadini, educati e tendenti a comportamenti civili.
Succede che arriva un suo amico, detto Frankeistein, per la cicatrice sulla fronte vistosa e cucita con filo nero - non vi racconto cosa è successo, perchè non è questo che mi ha sconvolto.
Quello che mi ha sconvolto, è stato quello che ho pensato subito dopo aver chiamato l'ambulanza.
Un pensiero si è insidiato come un ago nelle vene, fastidioso e pungente.
Era un misto tra vergogna e paura, ma questa persona avrà il permesso di soggiorno? E se è irregolare (cazzo mi fa schifo questo modo di dire), all'ospedale lo denunciano?
Magari è solo ubriaco fradicio e lo sto mandando dritto dritto a un controllo...forse avrei dovuto farmi i fatti miei....
Tremendo, il dubbio tra il soccorso e la paura del controllo - è peggio essere spediti a casa o essere lasciati a terra tra piscio e bava?

giovedì 3 novembre 2011

Mente annebbiata

La mente annebbiata ce l'hai quando hai bevuto, magari 3 o 4 bicchieri di vino, il vino buono quello che hai mandato giu con piacere e disinvoltura, magari dopo una giornata piuttosto stancante, sicuramente in compagnia.
Il vino diventa un rifugio, proprio perchè dopo poco senti i muscoli più leggeri e caldi. La testa rallenta insieme ai movimenti, i pensieri s'assopiscono e fanno le fusa, la mente s'annebbia.
In quel momento tutto ti sembra più possibile di prima, più facile o semplicemente meno importante. Ed è qui che la capacità di distinguere si fa debole, la nebbia ha questo effetto, devi strizzare gli occhi, sforzare la vista, nel vano tentativo di mettere a fuoco...invano.
La nebbia non la vinci.
L'incertezza dei contorni è quasi snervante, cerco definizioni ma trovo solo velature, strizzo gli occhi in maniera quasi nevrotica, che fatica.
Tutto cambia aspetto, in poco tempo assisto a una trasformazione, poi a un'altra, senza capire, non c'è luce e non c'è nitidezza.
Perchè il problema è questo, lo stato di annebbiamento è piacevole, si ma per quanto?
Per quanto posso continuare a confondere rapporti, a cercare definizioni e contorni più che definiti, quasi scolpiti, incisi...
Dovrei godere della sensazione dei muscoli morbidi e dovrei assistere all'evoluzione di certi rapporti, oppure all'involuzione o semplicemente allo scorrimento.
Assistere, guardare, aspettare, e lasciarmi scorrere senza impellenze. Tempo.

Panta rhei os potamòs
Non si può discendere due volte nel medesimo fiume e non si può toccare due volte una sostanza mortale nel medesimo stato, ma a causa dell'impetuosità e della velocità del mutamento essa si disperde e si raccoglie, viene e va

mercoledì 2 novembre 2011

Dacci anche oggi la nostra (tutta mia) polemica quotidiana

Pausa pranzo con Carlotta, si sempre lei, ho 4 amici in tutto.
Sono mesi che le dico che al Palazzo delle Esposizioni un giorno al mese l'ingresso è gratuito, è lei dice che la devo piantare di inventarmi le cose. Allora oggi decidiamo di sfatare il mito.
Entriamo e la domanda è stata posta più o meno in questo modo:
"Salve, ma è vero che un giorno al mese si entra gratis?"
da dietro giunge una voce, guardo bene era una signora dietro il desk dell'accoglienza, in posizione ribassata rispetto alle ragazze dell'accoglienza...
"Si, ma per gli under 27..." poteva anche aggiungere "Stronza, che pensi che non ti vedo che c'hai 30 anni!!" l'effetto sarebbe stato lo stesso.
Peccato signora che lei non sa che quest'estate in Scozia, per entrare in un locale mi hanno chiesto il documento, stronza - ovviamente è rimasto un pensiero.
Comunque la signorina prende la parola, "Si è esatto, oggi è quel giorno, è un caso che me lo chiedi oggi? Comunque vale solo per gli under 30."
Aridaje...
Vabbè, decido che avrei aperto la polemica pubblicamente, sulla pagina fb del PdE. E così ho fatto.
primo post ore 15.00 circa

IL PRIMO MERCOLEDì DEL MESE E' GRATIS, MA QUESTO NON VALE PER CHI HA 30 ANNI. POSSO SAPERE LE MOTIVAZIONI?
risposta dopo pochi minuti del PdE:
Cara Allegra, il nostro vuole essere un regalo, un'occasione per i visitatori più giovani. Dovevamo mettere per forza un limite, abbiamo scelto i trent'anni... Se avessimo deciso come limite 28 o 32, ci sarebbe stato comunque qualcuno scontento per averli già compiuti... Crediamo comunque che la gratuità under 30 una volta al mese sia una bella proposta, indipendentemente dal fatto di poterne usufruire o meno...
Comunicazione studiata a puntino, l'uso di un gergo informale e vicino come "cara Allegra" e il fatto di ributtare la questione sulla "bella proposta" invece che sul motivo per cui quelli sopra i 30 no. Motivi economici?
Rispondo:
CIAO, GRAZIE PER LA RISPOSTA. PENSO CHE SE UN MUSEO GRANDE E IMPORTANTE COME IL VOSTRO DECIDA DI STABILIRE UN GIORNO GRATUITO CHE QUESTO CRITERIO DIVENTI UNIVERSALE, ALTRIMENTI PENSO SIA CORRETTO E UTILE SPECIFICARE CHE SI TRATTI DI UN GIORNO SPECIALE "UNDER 30 SPECIAL DAY" PER ESEMPIO MA NON CHIAMATELO IMPROPRIAMENTE GIORNO GRATUITO. E COMUNQUE TUTTI I GRANDI MUSEI EUROPEI E INTERNAZIONALI HANNO UN GIORNO GRATUITO SENZA LIMITI DI ETA'. TROVO NONOSTANTE TUTTO LA VOSTRA SCELTA UN PO' DISCRIMINANTE.

PdE:

Cara Allegra, veramente noi non abbiamo mai parlato di "giorno gratuito" ma sempre e solo di "gratuità dalle 14.00 in poi per tutti i giovani under 30". Se ci aiuti segnalandoci dove hai letto della totale grtuità, potremmo intervenire facendo correggere l'informazione... Per quanto riguarda l'estensione universale della gratuità, noi non siamo un museo, non abbiamo cioè una collezione permanente e la nostra attività consiste nell'ideare, organizzare e proporre al pubblico mostre. Questa attività è molto costosa e per riuscire a portarla avanti con qualità e rigore abbiamo bisogno del contributo di molti, compresi i nostri visitatori. Credici, più di quanto già facciamo (gratuità per i più giovani, speciali iniziative per gli studenti, programmi membership particolarmente convenienti...) non riusciamo a sostenere... Sarebbe bello ma...

Risponde un altro utente:

E' un dibattito interessante ma nonostante l'apprezzamento per la risposta rapida e cordiale del Palazzo, devo dire che sono d'accordo con Allegra. Se le vostre esposizioni non rientrano nella logica che accomuna tutti gli impianti museali,... allora non vedo nessuna ragione di aprire il Palazzo delle esposizioni a qualcuno che per pura casualità si è meritato il diritto di usufruire gratuitamente dei vostri servizi. Tra l'altro, mi sembra un atteggiamento lunatico, se penso che meno di un mese fa voi avete chiuso le porte a manifestanti (Draghi ribelli) che contavano anche sull'aiuto del Palazzo, se non altro per l'utilizzo dei bagni pubblici, per portare avanti una giusta causa. Se non sbaglio, si trattava di un popolo di studenti universitari ben al di sotto della soglia dei trent'anni, giusto? Insomma, questi ventenni li volete dentro o fuori dal Palazzo?

PdE:
Caro Piero, qual è la logica che accomuna tutti gli "impianti" museali? Noi, crediamo ora di capire a torto", abbiamo voluto favorire chi, per età, si suppone non abbia ancora raggiunto una piena autonomia economica e, per questo motivo, si...a maggiormente in difficoltà ad acquistare un biglietto seppur ridotto per una mostra. Non potendo e non volendo chiedere il rendiconto dei propri guadagni, abbiamo scelto un criterio che ci sembrava onesto e democratico: l'età (ipotizzando che i più giovani siano i più in difficoltà economicamente). Capiamo ora che forse non è apprezzato, o forse solo dal migliaio di ragazzi che in questo momento stanno visitando le nostre mostre. Valuteremo se conservare allora questa agevolazione. Per quanto riguarda l'episodio dei manifestanti di qualche settimana fa, abbiamo spiegato abbondamentamente i perchè e i per come della chiusura degli spazi espositivi (che molto aveva a che fare con la sicurezza delle opere, nei post precedenti troverà tutte le informazioni). E a parte il fatto che i nostri non sono proprio bagni pubblici, bensì servizi a disposizione dei visitatori, noi vorremmo si molti giovani all'interno del Palazzo ma per osservare delle opere e divertirsi con le mostre e non necessariamente solo in coda davanti al Bagno. Non è la stessa cosa... Ringraziamo comunque per lo scambio di opinioni, sempre utile in momenti di urli e strepiti e di poche idee...


Rispondo io:

Io vi ringrazio per le risposte posate e chiare che state dando alla questione che sto ponendo e soprattutto alla disponibilità al confronto aperto sulla vostra pagina. Resto dell'idea che dobbiate prendere in considerazione il fatto che i ...giovani di trent'anni in Italia affrontano gravi e strutturali problemi economici e sono, loro malgrado, lontani dall'indipendenza economica o comunque alle prese con problemi economici che fanno passare la cultura in secondo piano. E magari proprio uno di voi che risponde sa di cosa parlo. La riapertura del Palazzo delle Esposizioni è stato un passo importante per la vita culturale di questa città e spesso promuovete eventi gratuiti, non ultimo Mondovisioni, a cui ho ripetutamente partecipato. E' proprio per questo motivo che rimango basita di fronte a questa scelta dell'under 30, perchè non lo trovo nel vostro "stile" e perchè sono certa che siate voi i primi ad essere sensibili al fatto che molti giovani over 30 rinuncino alle vostre mostre anche per motivi economici. Forse così come la speranza di vita si allunga, così "l'indigenza economica giovanile"? Pensateci ad allargare agli under 35 la vostra offerta! Secondo me ci fareste solo un figurone!Potrebbe essere uno slogan di una campagna "La crisi ti deprime? Vieni a tirarti su il morale, da noi anche i "non più giovani" entrano gratis":-)

Ecco anche oggi ho fatto la mia buona azione quotidiana, oh scusate volevo dire polemica quotidiana...

Rimane che mi toccherà pagare i 12 euro.













Passive me aggressive you (The Naked and Famous) Sottotitolo: Cristo s'è fermato al 45

SMS a Carlotta: “Anche questa settimana ho litigato con un autista Atac”.

Si, anche questa settimana, visto che mi accade troppo spesso.

E' andata così, al capolinea del 46 io e la “collega casuale di attesa” ci ritroviamo a vedere la solita scena, preventivata è vero, ma sempre intollerabile.

La scena è questa, fermata della linea 46 – stazione Montemario/Astalli, il capolinea è su una lato di Piazza Venezia (su via Astalli appunto), al momento del mio arrivo vi sostavano due autobus, spenti, chiusi.

Ipod nelle orecchie vai con gli Strokes e rito della sigaretta, la sapete questa?

E' scientificamente dimostrato, che se ti accendi una sigaretta alla fermata dell'autobus, hai buone probabilità che l'autobus arrivi presto, è una tecnica che uso, lo ammetto.

Erano le 5 e 35.

Dopo circa 12 minuti e due indicazioni ai turisti arriva il primo 46, eravamo una dozzina di persone ad attendere. Appena il veicolo si avvicina alla fermata, ci mettiamo tutti in posizione felina da attacco, tutti tesi e pro-tesi verso le entrate, pronti ad accaparrarsi i posti a sedere, che basterebbe riflettere sul fatto che in attesa siamo in 12 i posti sono circa 23...take it easy.

E invece la guerra a Roma ce piace...pronti...partenza...DEPOSITO.

Si dalla scritta 46 si passa alla scritta DEPOSITO. Demoralizzata e con i muscoli più rilassati, io e la “sporca dozzina” torniamo nei ranghi, inizia il borbottio..

Altri 15 minuti ne arriva un altro, stessa scena di prima, stesso epilogo – DEPOSITO, bella luminosa e appariscente, sto stronzo, l'autista.

Climax del borbottio, iniziano le lamentele.

“Non è possibile, tutte le sere sta storia”

“Io devo andare in ospedale da mia madre”

“Ma è molto che aspettate” quelli che fanno sta domanda so i peggio, è ovvio che sto aspettando da troppo, sennò perchè in 10 ci stiamo lamentando???

“Il 46 è una linea maledetta”

“Adesso chiamo il servizio clienti dell'Atac e ne gliene dico 4” chiama, chiama, poi voglio vedere che risolvi...

Questo era il tenore delle affermazioni, i toni andavano via via facendosi più duri, il volume più alto e il ritmo più incalzante.

Se dovessi attingere alle mie minime conoscenze di programmazione neurolinguistica, posso tranquillamente dire che il gruppo stava entrando in uno stato di empatia e analizzando il para verbale, posso affermare che ci stavamo decisamente incazzando.

E' stato allora che dopo circa 18 minuti è arrivato il terzo 46,

Ed è stato allora, che per la terza volta, abbiamo letto la scritta DEPOSITO.

La sporca dozzina (la conoscete quella originale si?), satura di rabbia si dirige verso l'autista, ma ovviamente l'unica che sbraita è la sottoscritta, gli altri tutti dietro.

All'autista gliene ho dette di tutti i colori, ovviamente urlando come una matta e scivolando velocemente verso l'arroganza e la maleducazione.

La voglia di sfogare la rabbia è troppo forte e magari si va sul personale, si raggiungono toni accesi, ma per cosa? Per ottenere la solita risposta.

“Io ho finito il turno”

Subito dopo l'incontro-scontro, quando ormai l'autista è andato - appunto al deposito, cala il silenzio, la sporca dozzina si sente turbata dallo scontro verbale a cui però non ha preso parte, brutte merde. E io in pochissimo, sono nel pantano dei miei sensi di colpa, per essermela presa in maniera piuttosto violenta con una persona che malgrado tutto, stava facendo il suo lavoro.

E' questa città che ci rende così aggressivi? Come è possibile accumulare tutta questa aggressività? Forse il fatto che sul lavoro, (o nei rapporti personali) dobbiamo mantenere un profilo di passività attiva? Sarebbe meglio poter dire SEMPRE quello che si pensa e non fare così spesso i conti con la frustrazione? Non lo so, non ho risposte, so solo che la mia frustrazione alcune volte arriva a livelli quasi insostenibili.

Il problema è che invece di sfogarla in palestra – essendo single, e due – trovo una certa soddisfazione e come un appagamento nel prendermela con gli autisti dell'Atac. In fin dei conti, il senso di colpa lo sopporto meglio della frustrazione.


http://www.youtube.com/watch?v=VHC8vuBU9rg

Dis-connessa - affare di famiglia

la mia condizione economica mi "impone" di scroccare la connessione dalla tipa che vive al piano di sotto - che per inciso è mia madre, succede che da 4 giorni la connessione non è più disponibile, allora ho chiamato il tecnico - che per inciso è mio fratello, e la cosa sembra necessitare tempo.

mercoledì 26 ottobre 2011

Complessi di provincialità (inferiorità o provincialismo?)

Ho pubblicato il post Non cercare Berlino al Pigneto sul mio profilo facebook e ovviamente sono partiti i commenti, certo, se lo pubblichi poi aspettati delle reazioni, genio.

Bene, una mia amica ha commentato il post tacciandolo di provincialismo, io, prima le ho risposto male poi non paga, ho CENSURATO il post dal profilo.

Ebbene si, l'ho fatto, sono scorretta e intollerante al confronto e la sensazione che ho provato nell'eliminare tracce di critica PUBBLICA nei miei confronti, è stata decisamente esaltante. Spero solo che la mia amica per questo, non mi neghi le già lesinate colazioni insieme...

Ma il post va commentato sul blog, non su facebook!

Comunque veniamo a noi e andiamo al sodo, si parlava di provincialismo o come lo chiamo io, complesso di provincialità. Cos'è esattamente questa condizione che chiamiamo provincialismo? Non è assimilabile al senso di inferiorità? O anche se volete, il lupo quando non arriva all'uva dice che è acerba? Forse la metafora è un po' azzardata... Chi è che non vive questo complesso? A Roma anche passando da una zona all'atra della città, sento commenti provinciali, noi romani nei confronti delle vere capitali europee, le capitali europee nei confronti delle capitali di altri continenti...per citarne una NY. E NY si sentirà provinciale? E se si, rispetto a chi?

Detta così sembra che non se ne esca, io non saprei questo è un blog, è l'1 di notte e da quando sono single dormo poco. Non voglio mica dire verità assolute, benché mai relative, ma togliere almeno i pensieri inutili dalla testa e soprattutto, sforzarmi di mettere insieme due parole di senso compiuto in italiano, questo è quello che mi riesce meno, mentre invece tirare lo sciacquone del cervello è più facile.

E allora c'è davvero qualcosa di sbagliato nell'aspirare a qualcosa di meglio (mamma mia che giro di parole), accorgersi che nella tua città, dove nonostante ci sia l'intento manca l'azione? E che c'è di male nell'allevare “piccoli” sentimenti e sentiti rispetto a larghe aspettative?

E ora si che partono le critiche...

Penso che noi romani viviamo un grandissimo complesso di inferiorità-provincialità, siamo una capitale, ma lassù a tre ore di Frecciargento alla modica e onesta cifra di 91 euro (!), c'è una città dove si respira un'aria diversa, meno pesante e che a mio avviso si prende meno sul serio.

Quanto sono provinciale se dico che Milano è meglio di Roma?

Ma poi, meglio rispetto a cosa?

lunedì 24 ottobre 2011

Non cercare Berlino al Pigneto

Più di una volta sento alcuni dei miei amici dire che al Pigneto si respira l'aria di Berlino. No, no e ancora no. Ero al Kino, che forse più di altri locali del Pigneto si atteggia a emulare la mitica città tedesca. Arrivo alle 23 e 30 circa, saltando l'inutile esposizione della tessera Arci – perchè nessuno all'entrata ce la chiede. Il locale è pieno. Mi giro e Vinicio Capossela era lì in piedi a chiaccherare very friendly con alcuni suoi simili…

Guardo meglio, e penso oh cazzo ma che è la serata barbetta e riccio sconquassato? Erano tutti sosia di Vinicio? Tutti mascherati alla stessa maniera per spirito di accoglienza?

Per non parlare delle ragazze, agghindate con il classico look trasand-chic, ovvero faccio finta che me so messa du stracci ma in realtà costano più questi che tutto il Kino... rigorosamente scure, con occhiali montatura alla Arisa (roba che a Berlino non hanno mai smesso di andare di moda – quanto stanno avanti...) e rossetto rosso shocking, fosse solo questo il problema.

Il problema è che al Kino, così come da Necci, così come al Fanfulla e anche al Forte Fanfulla, al Beba do Samba (mi mancano ancora dal Verme e 30 Formiche, una fantasia con i nomi) si conoscono tutti. Tutti sono amici di tutti, tutti fumano il Pueblo, le cartine sono rigorosamente Bravo, tutti hanno parcheggiato al palo la loro bici super vintage (alla modica cifra di 300 euro che domani – si spera, finirà su qualche banco di Porta Portese) tutti hanno argomenti più che attuali di cui parlare, “Hai sentito della retata qua dietro?” “Certo ‘ste scene di tossici moribondi, non si vedevano dagli anni 80, che tristezza!”.

Si perchè il Pigneto è così trendy, che se decide di essere vintage lo fa su tutto, anche sui tossici.

Decido di mollare i miei due amici dentro, seduti a un tavolo enorme, che però non dividiamo con nessuno…Berlino un corno!

Fuori a fumare una sigaretta, sono una ragazza carina io, forse ho un po' una faccia da stronzetta – almeno è il dubbio che mi è venuto ieri sera, loro – i pignetari, erano fuori a fumare con me, a gruppetti di 2/3 persone e avevano, ripeto, argomenti a km zero di cui parlare. Io ero l'unica straniera là in mezzo, io vengo da Roma ovest, so ‘na sega io della magica vita del Pigneto. Fatto sta che la prima sigaretta passa senza che nessuno si degna di scambiare due parole con me, ricevo varie occhiate dal sesso opposto, (che non so se interpretare come: chi è questa mo' e che ci fa al Kino, oppure carina questa, meno male che ogni tanto viene gente nuova – direi più la prima) Berlino un corno.

La seconda sigaretta è pure più rappresentativa, soliti saluti tra Pignetari, “Oh bella ciao! Come stai? Fatti abbracciare!!” “Come va il tuo progetto? Va in porto?” “Te l'hanno data la parte?” e così via alla noia lacerante...

Arriva un tipo africano dred lunghi sulle spalle, saluta una tipa con mille abbracci, lei “Che fai resti? Tra un po' suona Vinicio!” lui: “Non me ne frega niente di Vinicio, che fai?” lei: “Mah ci stiamo facendo una canna, m'hanno dato la dritta per fumo bono...” di nuovo sguardi, ripetuti e inetti. Rientro senza che nessuno sia interessato a scambiare due parole con una tipa sola, carina che non aspetta altro. Ma nessun barbetta-occhiale-sciarpetta-riccio si è fatto avanti, forse non avevo il permesso di soggiorno? L'immigrazione clandestina adesso è un reato.

Certo che non ce l'ho col Pigneto, tanto meno con i pignetari, è solo che forse dovrebbero smetterla di atteggiarsi a cosmopoliti-avanguardisti perchè in realtà se ti fumi una sigaretta là o ai Parioli ricevi la stessa accoglienza, se non conosci il codice di comportamento sei out. A Berlino non esistono codici, la gente nei locali non è pettinata e vestita uguale, viene da tutta Berlino e se ti trovi fuori a fumare (come in tutte le capitali europee) la gente parla con te – perchè non escono a fumare a gruppi, non hanno bisogno del branco per affrontare tre tiri al gelo, in mezzo a qualche spacciatore. A Berlino la gente va nei locali da sola, noi troviamo che andare al cinema da soli sia uno dei passi fondamentali verso l'emancipazione... Il Pigneto è un quartieruncolo, frequentato da artistuncoli, e gentaglia come me che nonostante tutto, trova un’atmosfera diversa dal resto della città eterna. L'atmosfera diversa però inizia a puzzare sotto al naso.