lunedì 8 luglio 2013

Il morale della tavola - scritti sulla cicoria.

Lei avrà sui 70 anni (forse di più), ci troviamo nel foyer del Cinema palazzo, mi fa strano vedere una donna di quell'età lì in mezzo a tutti quei giovani in attesa di entrare alla cena di Soul Food, pertanto cerco di conoscerla, ma lei attacca per prima e mi racconta di quando a 11 anni puliva il cinema palazzo, di quando è morto il marito, e prima ancora il padre, la povertà, la guerra... Da piccola ndava pe' campi a fa la cicoria con la madre, e mi dice che era un modo pe' arrangiasse, che la capavano fino all'alba e poi la vendeveno pe' strada, già capata...
La cicoria torna, come prima portata, in un buonissimo purè di fave e cicoria.
E torna di nuovo quando in un intervento della serata si parla nuovamente di povertà, di terra e di agricoltura. La cicoria (dal cicorione a quella selvatica) è un po' come un'arte minore, l'arte di cavarsela, ma soprattutto di
caparsela.
In questo evento di Soul Food, ai vari piatti assaggiati, si alternano racconti di oggi e di ieri di resistenza agricola, di terreni occupati.
Ma io penso alla cicoria, a come questa verdura che cresce in tutto il mondo, in realtà mi abbia accompagnato nella vita, di come ne abbia assaggiato di mille varietà, ne abbia parlato in grandi tavolate con i miei parenti.
La cicoria non è mai mancata a casa mia, neanche durante i pranzi più sontuosi, la sento che mi scorre nelle vene! Se penso ai kili di cicoria che compro ogni inverno a quanta ne abbiamo mangiata io e Davide, tanto da non volerne sentire neanche l'odore fino all'autunno...
E' un'ospite sempre presente, cucinata in tutti i modi, all'agro o ripassata, purchè comprata rigorosamente da Tonino o da Gianni....al mercato trionfale.

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