lunedì 24 ottobre 2011

Non cercare Berlino al Pigneto

Più di una volta sento alcuni dei miei amici dire che al Pigneto si respira l'aria di Berlino. No, no e ancora no. Ero al Kino, che forse più di altri locali del Pigneto si atteggia a emulare la mitica città tedesca. Arrivo alle 23 e 30 circa, saltando l'inutile esposizione della tessera Arci – perchè nessuno all'entrata ce la chiede. Il locale è pieno. Mi giro e Vinicio Capossela era lì in piedi a chiaccherare very friendly con alcuni suoi simili…

Guardo meglio, e penso oh cazzo ma che è la serata barbetta e riccio sconquassato? Erano tutti sosia di Vinicio? Tutti mascherati alla stessa maniera per spirito di accoglienza?

Per non parlare delle ragazze, agghindate con il classico look trasand-chic, ovvero faccio finta che me so messa du stracci ma in realtà costano più questi che tutto il Kino... rigorosamente scure, con occhiali montatura alla Arisa (roba che a Berlino non hanno mai smesso di andare di moda – quanto stanno avanti...) e rossetto rosso shocking, fosse solo questo il problema.

Il problema è che al Kino, così come da Necci, così come al Fanfulla e anche al Forte Fanfulla, al Beba do Samba (mi mancano ancora dal Verme e 30 Formiche, una fantasia con i nomi) si conoscono tutti. Tutti sono amici di tutti, tutti fumano il Pueblo, le cartine sono rigorosamente Bravo, tutti hanno parcheggiato al palo la loro bici super vintage (alla modica cifra di 300 euro che domani – si spera, finirà su qualche banco di Porta Portese) tutti hanno argomenti più che attuali di cui parlare, “Hai sentito della retata qua dietro?” “Certo ‘ste scene di tossici moribondi, non si vedevano dagli anni 80, che tristezza!”.

Si perchè il Pigneto è così trendy, che se decide di essere vintage lo fa su tutto, anche sui tossici.

Decido di mollare i miei due amici dentro, seduti a un tavolo enorme, che però non dividiamo con nessuno…Berlino un corno!

Fuori a fumare una sigaretta, sono una ragazza carina io, forse ho un po' una faccia da stronzetta – almeno è il dubbio che mi è venuto ieri sera, loro – i pignetari, erano fuori a fumare con me, a gruppetti di 2/3 persone e avevano, ripeto, argomenti a km zero di cui parlare. Io ero l'unica straniera là in mezzo, io vengo da Roma ovest, so ‘na sega io della magica vita del Pigneto. Fatto sta che la prima sigaretta passa senza che nessuno si degna di scambiare due parole con me, ricevo varie occhiate dal sesso opposto, (che non so se interpretare come: chi è questa mo' e che ci fa al Kino, oppure carina questa, meno male che ogni tanto viene gente nuova – direi più la prima) Berlino un corno.

La seconda sigaretta è pure più rappresentativa, soliti saluti tra Pignetari, “Oh bella ciao! Come stai? Fatti abbracciare!!” “Come va il tuo progetto? Va in porto?” “Te l'hanno data la parte?” e così via alla noia lacerante...

Arriva un tipo africano dred lunghi sulle spalle, saluta una tipa con mille abbracci, lei “Che fai resti? Tra un po' suona Vinicio!” lui: “Non me ne frega niente di Vinicio, che fai?” lei: “Mah ci stiamo facendo una canna, m'hanno dato la dritta per fumo bono...” di nuovo sguardi, ripetuti e inetti. Rientro senza che nessuno sia interessato a scambiare due parole con una tipa sola, carina che non aspetta altro. Ma nessun barbetta-occhiale-sciarpetta-riccio si è fatto avanti, forse non avevo il permesso di soggiorno? L'immigrazione clandestina adesso è un reato.

Certo che non ce l'ho col Pigneto, tanto meno con i pignetari, è solo che forse dovrebbero smetterla di atteggiarsi a cosmopoliti-avanguardisti perchè in realtà se ti fumi una sigaretta là o ai Parioli ricevi la stessa accoglienza, se non conosci il codice di comportamento sei out. A Berlino non esistono codici, la gente nei locali non è pettinata e vestita uguale, viene da tutta Berlino e se ti trovi fuori a fumare (come in tutte le capitali europee) la gente parla con te – perchè non escono a fumare a gruppi, non hanno bisogno del branco per affrontare tre tiri al gelo, in mezzo a qualche spacciatore. A Berlino la gente va nei locali da sola, noi troviamo che andare al cinema da soli sia uno dei passi fondamentali verso l'emancipazione... Il Pigneto è un quartieruncolo, frequentato da artistuncoli, e gentaglia come me che nonostante tutto, trova un’atmosfera diversa dal resto della città eterna. L'atmosfera diversa però inizia a puzzare sotto al naso.

5 commenti:

  1. 'Aspetta al Pigneto che Berlino trovi te'

    La prospettiva è importante, ogni angolo dal quale osserviamo un oggetto ce lo restituisce sempre diverso alla nostra percezione. Dunque proviamo a muoverci intorno alla questione. Non che non sia convincente almeno in parte la declinazione proposta, ma si potrebbero cogliere in uno scorcio nuovo dei particolari fino adesso muti che spieghino soprattutto perché siamo, come molti, disposti a frequentare il Pigneto con slancio superiore alla misura della soddisfazione provata nel frequentarlo.
    Un sentimento di attesa e di promessa, di potenzialità più che di atto.
    Il Pigneto da borgo post-guerra di periferia affacciata sull’agro romano, caro a Pasolini, a village ex-neo-degradato e radical-chic dei giorni nostri, ormai centrale per la forza centrifuga della città che l’ha scavalcato e per una sua forza centripeta che l’ha reso centro nel centro. Una storia comune a tanti piccoli quartieri di grandi città complesse. Storie che partono da nuclei di abitanti originari via via infiltrati da artisti e fotografi, lavoratori immigrati e studenti, librai e birrai, fino a costituire una rete in fermento che apparecchia la tavola per il pasto delle immobiliari.
    Pigneto un po’ laboratorio d’integrazione sociale e molto vetrina di chip-chic applicato, disciplina che pratica con capacità non indifferenti e che miscela con offerte culturali mirate e dosate. Pigneto come scenografia e sceneggiatura e costumi di un film da interpretare, come gruppo di ascolto di realtà al di là dal venire.
    Ecco, quindi, che in un contesto simile ci si vuole calare per provare a sentirsi oltre le personali dimensioni vissute come usuali, limitate, provinciali. Per capire se una vita nu-bohemienne o moderatamente underground possa fare per noi, qualora il giro delle avanguardie rifondanti, e non solo decadenti, dovesse passare da queste parti.
    Come Linus nell’attesa del Great Pumpkin nell’orto delle zucche nella notte di Halloween, come gli umani in attesa dell’alieno sull’altopiano di Incontri ravvicinati del terzo tipo, i pignetari e gli aspiranti tali sanno solo di essere nel posto giusto in un momento qualsiasi del tempo che porterà quello che aspettano.

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  2. Ieri a caldo il commento che ho scritto in risposta a questo blog (che, a onor del vero, credevo essere stato ripreso su facebook da una mia amica per affinità elettive con l'autrice, e senza minimamente immaginare l'avesse invece scritto lei) che "Trovo terribilmente provinciale sproloquiare adoranti di Berlino atteggiandosi a grandi conoscitori del mondo"; giacchè oggi mi viene chiesto di riportare questo commento sul blog c'è pure bisogno estrinsechi meglio il mio pensiero. Forse la mia amica, senza dirlo, reclama pure qualche spiegazione più articolata, che io credo di doverle, per amor di dialogo. Penso che a volte siamo stretti entro confini piccini e limitati, penso che la comprensione del mondo trascenda la conoscenza di una città, penso che, in generale, soffriamo di grossi complessi di emulazione. Tutto questo per me è provincialismo; lo è nella misura in cui se solo deregolamentassimo dai dogmi della massa troveremmo ispirazione in tanto altro, penso che questo altro, non appiattito su paradigmi retorici, potrebbe poggiarcisi meglio addosso, stringercisi aderentemente intorno. Potrebbe pure non essere così, ma fino a quando non tenteremo l'ebrezza della sperimentazione al di là di gusti assoluti e condivisi, non lo sapremo mai. Viaggiate, vivete, osate.

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  3. Stiamo attenti a non cadere nella solita routine eppure cadiamo sempre nei soliti lacci corti delle nostre superga vintage. Voglio dire che non è un quartiere che la differenza, ma le persone che lo "bazzicano"come diciamo a Roma. La nostra città somiglia sempre di più alla provincia che non alle grandi capitali del mondo e non siamo minimante interessati agli altri, ma chiusi nei nostri piccoli microgruppi, e non ci accorgiamo neanche che una volta eravamo aperti verso lo "straniero",ora ci chiudiamo a doppia mandata nella nostra piccola cerchia!

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  4. Una bella risata :) Saluti da... Berlino! (da uno che abitava al Pigneto)

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